Io tecnochauvinista pentito [1/2] - Alan Advantage

Mai si è visto uno sviluppo tecnologico e scientifico così rapido come quello che è avvenuto a cavallo fra il vecchio e il nuovo millennio. Ma anche prima, dalla seconda metà del XIX secolo, le invenzioni e le scoperte scientifiche hanno cominciato ad essere utilizzate sempre più in ambito commerciale e militare, fino a fare della scienza e della tecnologia un oggetto di culto. Persino i fautori e i geni dietro la crescita tecnologica globale hanno cominciato ad essere idolatrati, fino a creare nuovi canoni cinematografici nella figura del ‘genio incompreso’, socialmente instabile, ma geniale nelle sue conclusioni.

Vi è una parola per questa particolare convinzione: tecnochauvinismo, cioè l’idea che la tecnologia sia sempre la migliore soluzione, una completa e cieca fiducia nell’operato delle macchine rispetto a quello dell’uomo. Per il tecnochauvinista non è improbabile pensare che un computer, un algoritmo o un programma, possano rimpiazzare e migliorare il lavoro umano, di per sé imperfetto nei confronti di un calcolo matematico esatto. Scandali come la violazione dei dati Facebook da parte di Cambridge Analytica (forse venuto a galla solo perché ha toccato pesanti interessi politici), o la visione dei capi di Twitter di poter avere un computer per amministrare e regolare la società odierna, sono chiari esempi di tecnochauvinismo. Il primo in particolare dimostra come la volontà di progresso (per un algoritmo che possa studiare in termini demopsicologici il bacino d’utenza del social medium) arrivi a infrangere la legge per i propri sogni tecno-suprematisti.

Anche io ho sostenuto la crescita tecnologica senza limiti né misure, entusiasta di uno sviluppo innovativo e originale dei mezzi a nostra disposizione. In fondo, non è incomprensibile come mai le persone più istruite nel campo informatico si affidino alla tecnologia. Il sostegno della tecnologia ad azioni quotidiane in ambito sociale, bancario, sanitario, affettivo, continuano ad attrarre utenti che vedono la propria vita semplificarsi sempre più. Il computer, le sue evoluzioni più recenti (smartphone, smartwatch, wearables, fra le tante) e i suoi possibili impieghi si sono posizionati nella mente umana come un miracolo di rapidità ed esattezza nelle azioni che eseguono. Ad esempio, il livello di assistenza che riesco ad avere dal mio smartphone è di lunga superiore a quanto offerto da servizi forniti da esseri umani: con una semplice ricerca su una mappa scopro un mondo nei miei dintorni che non avrei avuto altro modo di scoprire.

Photo by Sawyer Bengtson on Unsplash

Col passare del tempo però mi sono accorto come questo trend ignori molti lati negativi. Ho realizzato che nonostante l’entusiasmo e la passione per la tecnologia, vi è un bisogno di ritornare a comprendere quale sia il focus dello sviluppo tecno-scientifico. Perché, e per chi, si corre in avanti verso il rapido progresso che caratterizza la società moderna? Ho cominciato così a realizzare che il target dello sviluppo, il centro del progresso, è l’essere umano. Il tecnochauvinismo ha dimenticato che dietro ogni macchinario innovativo, dietro ogni nuova invenzione, vi è la mano umana di un programmatore, così come anche l’utente finale è umano.

Le macchine aiutano quello che è l’operato umano. Sono un supporto per il miglioramento della propria vita che si cuce nel tessuto sociale di una comunità che oggi è globale, ma comunque regolata da quello che una macchina non è in grado di calcolare: il buon senso. Affidarsi alla gestione algoritmica di un computer verrebbe a significare la perdita di un margine di calcolo importantissimo per l’uomo, cioè l’innato senso di ciò che è bene fare anche se non perfettamente esatto.

Si sente la mancanza della componente umana e sociale anche nelle figure di spicco del movimento tecnochauvista. I principali fautori di grandi innovazioni di oggi, come Steve Jobs o Elon Musk, sono divenuti delle figure modello, idolatrate nella cultura popolare. Ma molte volte si ignorano completamente i lati oscuri dell’umano che vi è dietro la brillantezza matematica. Il caso dell’ex-CEO di Uber, Travis Kalanick, è lampante: nonostante sia un uomo brillante, ha creduto di poter trascurare la legge e la sensibilità dei suoi dipendenti con il suo comportamento, sia come capo d’azienda sia come persona.

In tanti anni nella ICT e, dopo, nel mondo delle startup innovative, mai mi sono imbattuto in aziende che mettessero al centro del disegno di una tecnologia l’analisi dell’esperienza umana e dei potenziali effetti collaterali. Si è festeggiato per il mantenimento delle scadenze, per un fund raising di successo o per i risultati economici dell’anno trascorso, ma mai mi è capitato di assistere all’esaltazione del ritorno sociale di un prodotto o della sua sostenibilità.

Photo by Matt Collamer on Unsplash

Alcuni mesi fa ho conosciuto i fondatori di Sloweb e, avendo avuto la possibilità di confrontarmi con loro, ho considerato alcuni effetti collaterali dell’uso dello smartphone che non avevo mai realizzato. Discutendo dell’enorme diffusione delle applicazioni dell’Artificial Intelligence abbiamo deciso di associare Alan Advantage a Sloweb e stiamo lavorando insieme ad un progetto per la promozione di un uso più responsabile dell’AI.

Oggi mi dichiaro un tecnochauvinista pentito poiché ho compreso i limiti della filosofia tecno-suprematista, che spesso distorce gli obiettivi della nascita di nuove tecnologie e ne confonde la diffusione con quanto necessario per il progresso dell’umanità, che può servirsi delle tecnologie ma non dovrebbe mai esserne succube: spesso, l’infallibilità a cui ci affidiamo nasconde effetti collaterali che l’essere umano non avrebbe causato. Anche io ero tra quelli che hanno sostenuto le soluzioni tecnologiche rispetto a un approccio meno tecnico. Il mio atteggiamento è spesso stato del tipo: “La macchina non sbaglia in questo compito mentre l’essere umano sì. Dunque, perché non lasciarlo fare alla macchina?”, trascurando che il disegno delle macchine è in mano agli esseri umani. O meglio, ad una elité di esseri umani.

SCOPRI COME POSSIAMO AIUTARTI

Sei interessato alle tematiche del blog e desideri parlare con noi?